Si può guardare
nel telefonino di altri? In quali casi la polizia può sequestrare lo
smartphone? Quando la privacy può essere violata e quando, invece, è
reato?
In Italia ci sono circa 43,6 milioni di
smartphone: più delle
televisioni possedute dalle famiglie italiane. In pratica, ci stiamo
avvicinando alla media di un cellulare a persona. Da questo dato è facile
comprendere come possa fare gola, non solo ai malintenzionati ma anche alle
persone particolarmente curiose, escogitare modi per poter
controllare
il telefono delle persone. Ma è possibile fare ciò?
Come vedremo, la risposta a questa domanda è positiva; il problema, però, è
che una condotta del genere potrebbe costituire reato: come ti spiegherò,
solamente l’autorità pubblica, in alcuni casi, può controllare il telefono
delle persone, accedendo pertanto a quello che c’è dentro. Il controllo di cui
parleremo è dunque finalizzato non a intercettare le telefonate o le
conversazioni ambientali, quanto a violare la privacy che copre i contenuti
serbati nel dispositivo mobile. Se l’argomento ti interessa, prosegui nella
lettura: vedremo
quando si può controllare il cellulare di qualcuno.
Si può guardare nel cellulare altrui?
Per capire se e quando
si può controllare il telefono altrui
bisogna innanzitutto capire se è lecito o meno guardare nel cellulare di altri.
Mettiamo il caso che il tuo partner si allontani momentaneamente, lasciando
lo smartphone sul tavolo. Puoi
sbirciare nella sua rubrica,
tra i suoi contatti e nelle sue chat personali? C’è violazione della privacy?
Dipende.
Secondo la giurisprudenza, se il
controllo sul telefono altrui
è fatto dal coniuge (o, per estensione, dal proprio partner), allora non può
sussistere una violazione della privacy: questo perché, secondo i giudici
[1],
la privacy tra coniugi o conviventi subisce delle naturali limitazioni per via
della condivisione degli stessi spazi.
Diverso è il caso in cui, per spiare sul telefono di altri, si ricorra a
stratagemmi, inganni o sotterfugi: in questo caso potrebbe esserci
violazione
della privacy e, nelle ipotesi più gravi, potrebbe integrarsi perfino
un’ipotesi di reato, nel caso in cui, ad esempio, si faccia ricorso alla
violenza o alla forza.
Basti pensare che la Corte di Cassazione
[2] ha
condannato
per rapina uomo che aveva spiato le conversazioni della moglie dopo
avergli sottratto con violenza il cellulare.
Violazione
privacy: cosa succede?
Nel caso in cui controllare il cellulare altrui costituisca una violazione
della privacy, la persona “spiata” potrebbe citarti in tribunale per ottenere
il risarcimento dei danni.
La sanzione penale, invece, scatta solamente se la
violazione della
riservatezza riguardi determinati dati personali e sia fatta con
l’intenzione di arrecare un danno o di trarre un vantaggio preciso.
È reato spiare il cellulare altrui?
È senz’altro reato
spiare il cellulare altrui installando
subdolamente dei programmi (cosiddetti
spy-software) che
consentono di captare le conversazioni ambientali, registrare le telefonate e
compiere operazioni di questo tipo.
In un’evenienza del genere si incorrerebbe nel
reato di interferenze
illecite nella vita privata altrui [3], punito con la
reclusione da 6 mesi a 4 anni.
Secondo la giurisprudenza
[4], si ha reato anche se la
vittima è informata, da terze persone, della presenza dello
spy-software
sul proprio dispositivo e, nonostante ciò, continui a telefonare.
Impossibile, dunque, parlare di consenso» da parte della vittima.
Riuscire a installare sul telefonino di un’altra persona una
cimice
capace di intercettare le comunicazioni in entrata e in uscita, è un’azione
illegale già di per sé sufficiente per una condanna penale.
Polizia: può controllare il cellulare?
Al di là delle ipotesi di
intercettazioni telefoniche, a
noi qui interessa sapere se le forze dell’ordine possono ficcare il naso nel
telefonino dei cittadini, svelandone chat, sms e ogni altro contenuto
riservato.
I carabinieri o la polizia, per poter controllare il cellulare, devono
procedere al
sequestro dello stesso. Secondo la legge
[5],
per procedere al
sequestro preventivo di una cosa la cui
libera disponibilità può essere pericolosa per la pubblica sicurezza occorre
che vi sia un
provvedimento del giudice.
Nei casi di
estrema urgenza, quando non è possibile
attendere il decreto del giudice né quello del pubblico ministero, la polizia
giudiziaria procede d’ufficio, comunicando entro quarantotto ore l’avvenuto
sequestro al p.m. affinché lo convalidi.
Dunque, la polizia potrà procedere al sequestro del telefonino solamente se:
- è già
stata emesso un decreto
del giudice che consente alle forze dell’ordine di sequestrare il bene; in
questo caso, la polizia sarà tenuta a mostrare il provvedimento;
- anche
senza decreto, v’è particolare urgenza
a procedere al sequestro. In questa ipotesi, dopo il sequestro verrà
trasmesso il relativo verbale al p.m. affinché lo convalidi.
Pertanto, la polizia potrà sequestrare (e, di conseguenza,
controllare)
il tuo cellulare solamente se vi siano fondati e urgenti motivi: ad esempio,
v’è il sospetto che con quel cellulare potresti chiamare alcuni complici per
avvertirli del pericolo oppure per comunicare un’intenzione criminosa.
Note:
[1] Trib. Roma, sent. n. 6432/16.
[2] Cass., sent. n. 2429 del 10 giugno 2016.
[3] Art. 615-bis cod. pen.
[4] Cass., sent. n. 15071 del 05.04.2019.
[5] Art. 321 cod. proc. pen.